Gli abitanti del Cantone dei Grigioni, che già erano entrati
più volte in Valtellina, nel 1512, occuparono tutta l’odierna provincia di
Sondrio pur garantendo alle popolazioni locali il rispetto delle consuetudini.
Il 27 giugno 1512, con il Giuramento di Teglio, la
Valtellina venne ufficialmente annessa ai Grigioni. Gli svizzeri istituirono
una struttura amministrativa costituita da un "Capitano di valle" che
risiedeva a Sondrio e che durava in carica
per quattro anni, mentre gli altri due terzieri venivano retti da un
podestà (sostituito ogni due anni). A parte erano governati il ricco contado di
Chiavenna e quello di Bormio.
In seguito, l'avversione dei cattolici verso i protestanti raggiunse livelli più alti. Fu la tortura e la morte dell'arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (1618) a segnare definitivamente la rottura tra la comunità riformata e quella cattolica.
Inoltre, non possiamo dimenticare che la Valtellina era interessante per gli Spagnoli, perché permetteva di collegare la Spagna e i suoi domini in Lombardia all'Austria.
Così, il governatore spagnolo di Milano finanziò un gruppo
di valtellinesi, guidati da Gian Giacomo Robustelli di Grosotto, capo di una
congiura contro i cattolici che nella notte tra il 18 e il 19 luglio 1620 terminò
nel cosiddetto “Sacro Macello di Valtellina”.
In quella sola notte tutti i protestanti di Tirano, Teglio e
Sondrio vennero trucidati o bruciati vivi dalle milizie cattoliche (solo un
piccolo gruppo di 70 persone di Sondrio riuscì a salvarsi rifugiandosi in
Svizzera).
In totale morirono tra i 600 e i 700 protestanti
valtellinesi.
Questa strage segnò la fine della predicazione riformata in Valtellina.
Fu lo storico ottocentesco Cesare Cantù a chiamare "Sacro Macello" questo avvenimento.